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Comunicato stampa BIENNALE DI VENEZIA, VIAGGIO TRA GANG E PERIFERIE DEL MONDO Il mondo delle gang raccontato attraverso mostre, performance artistiche, spettacoli, concerti, cinema e incontri. Un viaggio nelle periferie disagiate delle grandi città alla ricerca del profondo legame tra tessuto urbano e fenomeni sociali caratterizzati da illegalità e violenza. E’ quanto proposto da Gangcity, evento collaterale della 15. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia che si svolgerà dal 28 maggio al 27 novembre 2016 nello spazio Thetis dell’Arsenale Nord. Il progetto, coordinato da Fabio Armao, docente di Politica e processi di Globalizzazione dell’Università di Torino, ha lo scopo di divulgare e coinvolgere attivamente a livello internazionale il mondo accademico, la comunità scientifica e artisti di ogni settore per far emergere soluzioni operative innovative e sostenibili al problema dei cluster urbani come terreno fertile per la proliferazione di gang e criminalità. Gangcity è un programma di ricerca che documenta il fenomeno delle associazioni criminali come forma di controllo dei tessuti urbani periferici nelle grandi città del mondo, con l’obiettivo di studiare processi di riqualificazione, riappropriazione e cura degli spazi pubblici e privati colpiti dal degrado. Il progetto si articola in diverse fasi e attività, declinando il percorso di indagine: una mostra fotografica collettiva dal 28 maggio al 27 novembre con 80 scatti dei fotografi Letizia Battaglia, Francesco Cito, Donna De Cesare, Salvatore Esposito, Walter Leonardi, Valerio Polici; una mostra di design sui simboli e sul linguaggio delle gang, sempre dal 28 maggio al 27 novembre, per raccontare abbigliamento, tatuaggi, accessori e oggetti di culto caratteristici dei gruppi criminali; un simposio internazionale, in data 23 e 24 giugno, alla presenza di esperti e studiosi di tutto il mondo; un percorso con erogazione di crediti formativi, tra giugno e novembre, con workshop per studenti e cicli di seminari per mettere in rete professionisti di tutti i settori; un programma di iniziative culturali che spaziano dal teatro ai concerti, dalla proiezione di film, documentari e corti alle installazioni artistiche; un concorso fotografico internazionale rivolto agli studenti, chiamati a raccontare per immagini manifestazioni e soluzioni del problema. La mostra fotografica, a cura di Anna Zemella, intende raccontare da diverse angolazioni quaranta anni di drammatica relazione tra degrado urbano e degrado civile. L’esposizione si sviluppa tra la tragica Palermo di Letizia Battaglia, la Roma borderline dei graffitari di Valerio Polici, la desolazione di Scampia di Salvatore Esposito, la Napoli degli storici fatti di camorra e le visioni dell’Albania di Francesco Cito, le gang dell’America latina di Donna De Cesare, la violenta East Los Angeles di Walter Leonardi. Ad accompagnare l’esposizione fotografica è una mostra di design, curata da Davide Crippa, docente di Design degli Interni alla Scuola di Design del Politecnico di Milano, che propone un percorso tra i linguaggi, i simboli e i rituali delle gang come parti integranti della quotidianità, sia degli affiliati, sia dei cittadini estranei alle organizzazioni criminali. Ognuna delle opere esposte, realizzate da oltre 20 designer, contiene due valori e più significati: quelli dell’immaginario collettivo e quelli delle gang. Il fenomeno delle gang si è acuito negli ultimi anni anche in relazione alla progressiva riduzione del welfare, all’esponenziale crescita demografica e alla privatizzazione di molti settori a gestione pubblica. “Avvantaggiandosi della crescita della conflittualità civile e delle diseguaglianze sociali – spiega Fabio Armao – i gruppi criminali praticano azioni commerciali espansionistiche e trasformano intere aree urbane in snodi di importanza strategica per la gestione di traffici di beni illeciti e per l’insediamento di gruppi migratori con una solida coesione interna e un forte carattere identitario. Per l’Italia è emblematico il caso di Milano, con l’insediamento di cellule delle salvadoregne Mara Salvatrucha e Barrio 18, network di criminalità transnazionale che praticano forme estreme di violenza organizzata, terrorizzando da qualche tempo anche le periferie lombarde, sebbene queste siano già segnate dalla presenza di altre organizzazioni a carattere mafioso”. In assenza di forme alternative di socialità e di assistenza, lo spazio urbano può diventare terreno di sviluppo delle gang e si ritrova vittima di un radicale mutamento territoriale, sociale e culturale. E’ proprio lo studio di questo fenomeno la base di partenza dell’indagine del progetto, che si presenta come piattaforma internazionale di ricerca interdisciplinare per creare azioni di contrasto e di opposizione preventiva alla formazione di Gangcity. “Studiare le relazioni tra la costituzione degli insediamenti urbani e i fenomeni sociali che si sviluppano all’interno delle nostre città è estremamente importante per rispondere alle esigenze di sicurezza, ma anche di miglioramento della qualità della vita, che emergono con sempre maggiore insistenza dai nostri quartieri, soprattutto quelli più disagiati. L’università, con l’accuratezza del metodo scientifico e la multidisciplinarietà che caratterizza ormai le ricerche davvero d’avanguardia in tutti i settori, anche utilizzando linguaggi come l’arte e la fotografia, può così portare un contributo concreto e significativo per rispondere a questi bisogni.” Marco Gilli, Rettore del Politecnico di Torino La 15. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia (28 maggio – 27 novembre 2016), dal titolo Reporting from the front e diretta dal premio Pritzker 2016 Alejandro Aravena, vede nell’evento collaterale Gangcity un importante progetto internazionale che intende analizzare, studiare e raccontare tutti gli aspetti del legame, tanto stretto e capillare quanto poco conosciuto dall’opinione pubblica, tra criminalità organizzata e tessuto urbano. SEGUONO APPROFONDIMENTI SU GANGCITY Ufficio stampa Gangcity Lorenzo Foti M. +39.3475220486 E. press@gangcity.it ; foti.lorenzo@gmail.com www.gangcity.it Gangcity – Il Progetto Testi a cura del coordinatore Fabio Armao, docente presso il DIST – Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio – Politecnico di Torino, Università di Torino Gangcity è un programma di ricerca che intende documentare il fenomeno di cluster urbani sottratti a ogni forma di controllo della legalità al fine di attivare processi di riappropriazione e di cura degli spazi abitativi, privati e pubblici. Il programma prevede di riunire studiosi e artisti di tutto il mondo, interessati a condividere un’indagine per definire fenomeni violenti, poco studiati, e persistenti in aree particolarmente fragili e difficilmente accessibili nelle grandi città. La rete accademica, come acceleratore culturale, raduna attori visionari appassionati al tema, intenti a immaginare futuri alternativi e a sperimentare percorsi progettuali teorici e artistici, sociali, culturali e tecnologici adatti a realizzarli. Il paesaggio culturale proposto con REPORTING FROM THE FRONT dal Direttore della 15. Mostra Internazionale di Architettura, Alejandro Aravena, si definisce come il proscenio adatto a ospitare l’atlante eclettico immaginato da Gangcity. Un’impaginazione di testi eterogenei con codici lessicali pluridimensionali (rapporti di ricerca, articoli, saggi, indagini statistiche, mostre fotografiche, mappe geografiche, piece teatrali, performance artistiche) per far convergere lo sguardo verso spazi fisici e spazi mentali abitati da comunità locali capaci di attivare processi di innovazione territoriale in grado di autoalimentarsi. Il fenomeno Gangcity La diffusa latitanza di stati propensi a ridurre progressivamente gli oneri associati al welfare e a privatizzare settori a gestione pubblica acuisce la conflittualità civile e le diseguaglianze sociali, cedendo ampi spazi di azione a gruppi criminali che trasformano intere aree urbane in snodi di importanza strategica, tanto dal punto di vista politico dell’esercizio effettivo del potere coercitivo e dell’estrazione delle risorse (ma anche del mantenimento di un certo grado di coesione sociale), quanto dal punto di vista economico della gestione dei traffici di beni illeciti. Si insediano in tal modo nuove comunità dallo spiccato carattere transnazionale, plasmate dai flussi migratori indotti dalla globalizzazione, ma capaci di mantenere una solida coesione interna e un forte carattere identitario, utili a competere efficacemente per il monopolio della coercizione in un territorio, e a sviluppare relazioni sistemiche con altri gruppi criminali presenti nella stessa area di insediamento. Le dinamiche attivate consentono di assimilare le Gangcity ad aziende all’interno di cluster produttivi che praticano “politiche” commerciali espansionistiche per competere a livello globale e sottrarre, confliggendo, spazi geografici di sovranità. Si tratta di brandelli di città che, in totale assenza delle presenze istituzionali, assorbono ed elaborano un modello sociale verticale e dirigistico, mutuando da esso forme di spazialità estranee a un sistema aperto di regole dove la densificazione e la stratificazione dei sistemi abitativi asseconda il proliferante assedio dei numerosi attori non statali della violenza. L’obiettivo del progetto Gangcity L’intento è di creare una campionatura di luoghi sentinella del disagio, componendo un abaco dei cambiamenti fisici e spaziali dei territori urbani come prolusione a una possibile mutazione di appartenenza, a una colonizzazione programmata di aree periferiche, di margini urbani sfrangiati, facile appannaggio di gruppi criminali. L’indagine è volta a rivelare la reciproca influenza fra le geografie del crimine organizzato e lo sviluppo delle città, riguardo alle loro modalità di diffusione all’interno dei quartieri. In particolare si evidenzierà come i diversi elementi urbani contribuiscono a facilitare o a ostacolare la diffusione e l’impatto delle attività criminali: sprawl, aree border line, aree industriali dismesse, agglomerati di edilizia residenziale ad alta densità e a bassa qualità abitativa messe in relazione con elementi positivi come la presenza di linee di trasporto pubblico, strutture urbane con mixitè funzionali, tessuti commerciali connettivi, centri di aggregazione giovanile, servizi sociali, verde pubblico o privato. L’esplorazione del tema attraverso un cross-over di pratiche – mostre, installazioni, performance, seminari, workshop – e di figure professionali – ricercatori, creativi, imprenditori, innovatori, progettisti – consente la sperimentazione di un sogno collettivo in cui un’attenta gestione dei contenuti – mappatura e tassonomia dei luoghi, delle popolazioni, dei gruppi criminali – può definire un’accurata gestione dei contesti, ridefinendo regole di accesso e procedure di intervento. Il metodo Metodo di studio Si procederà per accumulazione di esperienze, riflessioni, visioni e ricerche prodotte nel mondo da altri centri di ricerca, accademie, associazioni e artisti per costruire un registro polifonico delle forme mutevoli di definizione di enclaves criminali, che occupano lo spazio urbano impossessandosene e trasformandolo in una metafora del loro essere al contempo dentro e fuori lo spazio sociale. Metodo di indagine Le metodologie di crowdmapping in dotazione ai gruppi di ricerca accademica, e più in generale facilmente utilizzabili dagli utenti di smartphone in virtù della diffusione degli open data, possono consentire la tempestività del controllo del territorio per registrare, misurare, mappare appunto, i processi di modificazione dei luoghi di vita. L’attività di monitoraggio del territorio con una partecipazione attenta delle popolazioni urbane, sviluppata in continuità con l’attività accademica esperta potrebbe veicolare un’azione quotidiana di analisi dell’impatto delle attività del crimine organizzato sulla città fisica, alle diverse scale: urbana, di quartiere, di dettaglio. Una proficua e sinergica condivisione tra l’innovazione scientifica del mondo accademico, l’attivismo partecipe dei cittadini e la responsabilità etica e finanziaria delle istituzioni potrà indirizzare l’architettura di nuove politiche e proporre proficui percorsi educativi. Metodo di progetto La curiosità intellettuale nei riguardi dello spazio pubblico e delle sue possibili modificazioni attraverso installazioni creative e dispositivi puntuali di arredo disegnati all’uopo, potrà rendere la pratica professionale più ricettiva e sensibile a produrre immagini urbane incisive ed efficaci, capaci di cogliere i mutamenti in atto e di ricercare contributi per la risoluzione positiva dei fenomeni criminali, trasformandoli da fonte di disagio a risorsa collettiva attraverso una diffusa forma di condivisione di responsabilità. Il coinvolgimento del mondo accademico Una sezione specifica è dedicata alle produzioni degli studenti delle Università di tutto il mondo, che giungeranno con i docenti e gli artisti invitati aderenti al programma educational di Gangcity generato dall’idea che un’esperienza didattica formativa possa trovare fondamento in una riflessione teorica sostenuta da pratiche progettuali e azioni interattive e performative capaci di esplorare nuove modalità comportamentali, di sperimentare dimensioni di lavoro collettivo e di scoperta personale, producendo eventi aperti con situazioni laboratoriali cangianti e in progress. Studenti di architettura e urbanistica, arte, design e scienze sociali mostreranno la loro capacità di attivare processi, di mettere in moto, di offrire idee interpretando un ruolo anche visionario con il gusto della riscrittura polisensoriale della realtà. I workshop saranno pertanto palestre aperte alla sperimentazione eticamente sostenibile, con momenti seminariali letture, rappresentazioni teatrali, proiezioni di film, performance di artisti e brevi percorsi progettuali i cui esiti saranno mostrati in un’esposizione composta per addizione nel corso dell’intero evento. Gli elaborati costituiranno i materiali documentali di cui il sito di Gangcity terrà memoria con l’auspicio di costruire un patrimonio a crescita strutturata nel lungo periodo, una sorta di manuale digitale di buone pratiche per la riparazione delle città, per il riuso temporaneo e l’infrastrutturazione degli spazi pubblici attivando, secondo il suggerimento di Giancarlo De Carlo, un processo costruttivo sulla base di una dimensione collettiva. Agli studenti delle università del mondo è riservata la partecipazione a un concorso fotografico digitale sui luoghi urbani delle gang, che raccoglierà i documenti iconografici inviati online nella primavera del 2016, valutati da un’apposita giuria internazionale. Il coinvolgimento dei professionisti L’attività educational sarà rivolta anche ai professionisti del progetto, architetti, urbanisti, designer chiamati a prendere coscienza insieme a sociologi e psicologi delle molteplici energie presenti nelle città per assecondarle o contrastarle, trasformandole in azioni e opportunità, assumendo un ruolo anche critico rispetto alle pratiche diffuse, per riformulare ambiti, perimetri e relazioni dei fatti urbani ed entrare in relazione attiva con le dinamiche già presenti sul territorio. I workshop di formazione professionale, organizzati in collaborazione con gli Ordini, serviranno a fornire gli strumenti per far evolvere le comunità di cura trasformando i progetti in pratiche di collaborazione con l’associazionismo del terzo settore. I livelli di azione L’azione si sviluppa su tre livelli: • progetto di ricerca accademica per Università e Istituti di ricerca; • progetto di formazione per professionisti e aziende; • progetto di educazione e promozione culturale per cittadini, Istituzioni e Associazioni. Tali livelli puntano a una evoluzione del pensiero teorico, dell’esperienza pratica e della dimensione etica del problema delle gang insediate in ambiti urbani, per produrre programmi e progetti capaci di agire come terapie per la salubrità dell’ambiente urbano, come dispositivi per il controllo sociale, come strumenti di crescita per il bene comune. Gangcity si avvale di approcci multidisciplinari innovativi attraversando metodi bottom-up e top-down capaci di accrescere le attività di networking internazionale in maniera da creare una piattaforma di ricerca interdisciplinare, proposta come massa critica per una interoperabilità globale nelle azioni di contrasto e di opposizione preventiva alla formazione di Gangcity, intese come palesi dispositivi “altri” di autoorganizzazione dal basso degli spazi fisici, di prefigurazione di precise regole sociali e di gestione di vincoli indelebili fino alla morte. Lo spazio Thetis dell’Arsenale Nord Un battello navetta consente di coprire ogni venti minuti il braccio di mare di pochi metri che separa l’arsenale Sud dall’Arsenale Nord. La scelta degli spazi Thetis è stata privilegiata per la qualità e la varietà degli ambienti disponibili, che consentono una fruizione contemporanea delle sale interne e en plain air, capaci di produrre un percorso narrativo vibrante tra i “temi dello sguardo” e i “temi del discorso”. I paradigmi visivi dell’architettura e dell’urbanistica si sostanzieranno di installazioni d’arte, performance teatrali, mostre fotografiche e d’architettura tra il giardino, il cortile e gli spazi interni adiacenti, in cui si svolgeranno anche i seminari e i workshop per studenti e professionisti. Gangcity – Il Programma Vernice: 27 maggio 2016, Spazio Thetis Mostra fotografica, 28 maggio – 27 novembre 2016, Spazio Thetis Artisti: Letizia Battaglia, Francesco Cito, Donna De Cesare, Salvatore Esposito, Walter Leonardi, Valerio Polici. La mostra fotografica vuole raccontare, attraverso gli 80 scatti selezionati, la drammatica relazione che esiste tra degrado urbano e degrado civile. Sono racconti di luoghi e di fatti malavitosi che partecipano a un’unica vicenda: corruzione, violenza, fatica e dolore tra strade, quartieri e ambienti sfatti, a livello morale e materiale. Sono autori di cui riconosciamo, ciascuno in modi diversi e oltre la testimonianza e il racconto, la forza di uno sguardo che nasce da un profondo impegno di ricerca e dalla partecipazione nei confronti della vicenda umana. Autori che confermano con il loro lavoro come la fotografia possa essere uno strumento per costruire una società più giusta. (Anna Zemella) Mostra di design su simboli e linguaggi, 28 maggio – 27 novembre 2016, Spazio Thetis, Ad accompagnare l’esposizione fotografica è una mostra di design curata da Davide Crippa, docente di Design degli Interni alla Scuola di Design del Politecnico di Milano. Il linguaggio delle gang è fatto di simboli, segni, riti, regole, è una “società nella società” e come tale si muove con dinamiche assimilabili ma dalla diversa moralità. “La selezione di opere esposte – spiega Cirppa – mette in scena un gioco di specchi, un gioco di rimbalzi tra dinamiche e logiche proprie delle gang ed invece consuetudini quotidiane rilette secondo i loro valori, proponendo codici “irriverenti” e nuove interpretazioni. Una selezione non lineare, ma una sequenza di piccoli oggetti, gesti, riti posizionati e giustapposti uno con (e contro) l’altro. Si tratta di una serie di analogie “pericolose” per creare imprevedibili corrispondenze di significato: tatuaggi solari per gang alla moda, vasi arrendevoli, pistole stampate in 3d solo apparentemente giocose, improbabili “pettini killer”, istruzioni di montaggio per far diventare armi anche i più innocui oggetti Ikea, cerotti dell’omertà, moleskine che si credono “bibbie del progetto”, croci comode per dormire in spazi angusti. E’ una mostra che non vuole offrire un unico e predeterminato criterio di lettura, ma lascia ad ogni visitatore la libertà di rintracciare molteplici (e personali) percorsi e interpretazioni.” I sei mesi di Gangcity saranno animati anche dalla presenza di installazioni artistiche, che verranno di volta in volta comunicate sul sito www.gangcity.it Simposio Internazionale, 23-24 giugno 2016, Lamierini Thetis Relatori: Michele Bonino, docente di Ingegneria civile e Architettura, Politecnico di Torino David C. Brotherton, docente di Sociologia, J. J. College of Criminal Justice e City University of New York Luisa Collina, docente di Disegno Industriale, Politecnico di Milano Diane E. Davis, docente di Progettazione Urbana e Design, Harvard University of Boston Donna De Cesare, fotografa documentarista, docente di Giornalismo, University of Texas, Austin Stephen Graham, docente di Cities & Society, Newcastle University, Newcastle upon Tyne Carlo Ratti, direttore Senseable City Lab, MIT of Boston Marco Santangelo, docente di Geografia, ambiente, paesaggio, Politecnico di Torino Il Simposio internazionale si propone di presentare al vasto pubblico della Biennale l’itinerario scientifico intrapreso per giungere alla stesura del progetto espositivo Gangcity. L’intento è di comunicare riflessioni e sollecitare suggestioni proattive, scritture polifoniche di nuovi scenari collettivi su dimensioni problematiche e crudeli, annidate dietro muri di silenzio squarciato solo da fatti di cronaca di particolare spietatezza. Il convegno si compone di due parti distinte che introducono, propongono, esplicitano, problematizzano il tema della presenza diffusa di gang nelle città del mondo. Si dipanano in tal modo registri narrativi che passano dalle indagini scientifiche – con mappature e tassonomie delle formazioni criminali – a racconti corali di artisti e progettisti, attori con gli abitanti di nuovi cicli di vita per cluster urbani sottratti al controllo di gruppi criminali violenti. Pezzi di città risanati per essere riabitati secondo processi site-specific e logiche di innovazione sociale costituiscono un proto-abaco di spazi e luoghi riparati dall’intervento catartico di artisti e intellettuali sensibili, in grado di attivare esperienze di sogni collettivi come percorsi di apprendimento e di capacitazione, se non di vero e proprio empowerment. Workshop e Seminari, giugno – novembre 2016, Spazio Thetis È in programma un percorso di workshop per studenti e brevi cicli di seminari di formazione per professionisti, con erogazione di crediti formativi. Concorso Internazionale di fotografia per studenti con premiazione a novembre 2016. L’obiettivo dell’iniziativa risiede nel coinvolgimento dei giovani studenti universitari che documenteranno lo stato di degrado delle Gangcity nel mondo e le soluzioni proposte in alcune città per ritessere i fili di riappropriazione di spazi pubblici un tempo abbandonati, appannaggio di gruppi appartenenti al crimine organizzato. Gli scatti in concorso saranno votati dagli appassionati che visiteranno la gallery online sul sito web. A questa valutazione si aggiungerà quella di una giuria internazionale che baderà a definire i vincitori. Tutte le immagini pervenute resteranno online come patrimonio documentale del programma scientifico di Gangcity. Il bando di concorso verrà pubblicato nel mese di giugno 2016. Performance artistiche, piece teatrali, installazioni d’arte, letture e proiezioni video, giugno-ottobre 2016 Le proiezioni di film, documentari e corti sono selezionate in collaborazione il Museo del Cinema di Torino (www.museocinema.it), mentre gli spettacoli teatrali sono curati da Farm Cultural Park di Favara (www.farmculturalpark.com) e dal Festival delle Ombre di Staggia Senese (www.festivalombre.it). Concerti e dj set chiudono l’offerta di eventi culturali aperti al pubblico. Il programma verrà costantemente aggiornato sul sito www.gangcity.it . Associazioni e Istituzioni culturali, eccellenze della produzione e della conservazione del patrimonio artistico contemporaneo sono i partner culturali di prestigio selezionati per arricchire la formazione dei partecipanti ai workshop, in programma tra giugno e ottobre 2016. Un viatico per offrire agli ospiti una fruizione dello spazio pubblico dispiegata su tutti i registri della rappresentazione artistica. Una moltitudine di tracce e di tragitti percettivi, di sussulti e di sommovimenti che riscrivono una fitta e densa rete di relazioni, tanto vibranti da plasmare nuovi interni urbani. Spazi di riscrittura, di risanamento e di recupero del capitale sociale; luoghi di aggregazione per giovani creativi e abitanti solidali in aneliti di redenzione e di riscatto. Esperienze di sublimazione dello spazio pubblico con le eteree ombre del Festival di Staggia Senese. Pratiche di esaltazione creativa con le istallazioni della Farm Cultural Park di Favara, nata per “costruire un pezzo di mondo migliore, inventando con una piccola comunità nuovi modi di pensare, abitare e vivere”. Colophon Curatela/Curator Fabio Armao Organizzazione/Organization Mila Sichera Coordinamento sezioni espositive/Coordination exhibition sections Alberto Barbera, sezione film/Movie Exhibition Andrea Bartoli, sezione arte/Art Exhibition Lorenza Branzi, sezione moda/Fashion Exhibition Davide Crippa, sezione design/Design Exhibition Marcella Fragapane, sezione teatro/Theater Exhibition Roberto Lavarini, sezione arte sacra e tatuaggi/Exhibition Anna Zemella, sezione fotografica/Photo Exhibition Installazioni Area Esterna/Installation Outdoor Area Marco Imperadori Alessio Pesenti Comitato scientifico/Scientific Committee Pierantonio Bertero Michele Bonino Luisa Collina Davide Crippa Diane E. Davis Marco Imperadori Davide Rampello Cristiana Rossignolo Marco Santangelo Giovanna Segre Espositori/Exhibitors Letizia Battaglia, Stefano Boccalini, Simona Brugnetti & Simona Zappi, Valeria Bruni, Alejando Carrini, Giulia Cerrato , Francesco Cito, CRTLZak, Lorenzo Damiani, Donna De Cesare, Salvatore Esposito, Valerio Fogliati, Pietro Gaeli, Ghigos, Steve Graham, Marta Grignani, Alessandro Guerriero, Giulio Iacchetti, Ideas, Walter Leonardi, Marcello Nieto, Valerio Polici, Matteo Ragni, Philippe Starck, Santino Stefanini, JoeVelluto, Lisa Wade, Cody Wilson, Thanos Zakopoulos, Zero31 Progetto Allestimento/Design Exhibit Ghigos Progetto Grafico/Graphic Project Ghigos with Silvia Bortot Installazioni in cartone e stampa 3D /Installations in cardboard and press 3D Ideas FabLab Allestitore/Outfitting We Exhibit Foto-Grafia Ufficio Stampa/Press Office Lorenzo Foti Sito web/Website Cultural Farm Favara with Marco Claude Traduzioni/Translations Fiona Johnston Produzione Video/Video productions Lorenzo Attardo